Il 2024 è un anno movimentato per gli Stati Uniti d’America. Una campagna elettorale non priva di colpi di scena - risale al 13 luglio l’attentato a Donald Trump, seguito a poca distanza, il 21 luglio, dal ritiro di Joe Biden dalle presidenziali - procede in concomitanza con le guerre in Ucraina e in Medio Oriente. Il tutto mentre l’emergenza immigrazione non accenna a placarsi. 

Molti i fattori in grado di distogliere l’attenzione dalla clamorosa crisi interna legata al debito pubblicoIl debito federale americano ha raggiunto infatti i 34mila miliardi di dollari, con un incremento di 2.600 miliardi da giugno a novembre.

Un peso di circa 102mila dollari sulle spalle di ciascun cittadino americano, capace di far impallidire persino i 46mila euro pro capite degli italiani. 

Ad affossare ancora di più gli animi ci pensano le previsioni del Congressional Budget Office, che prevede nei prossimi 20 anni un rapporto debito/PIL attestarsi a quota 139%. Un dato che spingerebbe gli Stati Uniti verso un indebolimento simile a quello che la Grecia sperimenta al giorno d’oggi.



Debito nazionale degli Stati Uniti

 

Non esattamente un’immagine capace di invogliare gli investitori, interni o esteri, a sostenere sul mercato le finanze pubbliche. 

La prima potenza globale sembrerebbe destinata a un rallentamento della crescita economica, con un significativo incremento sulle cedole per i detentori stranieri del debito USA.

Debito USA: le conseguenze per l’oro

La politica fiscale gioca un ruolo cruciale quanto quella monetaria in termini di spinta al prezzo dell’oro. In presenza di un disavanzo fiscale, con l’accumulo del debito federale, la fiducia degli investitori nell’economia vacilla e si innesca la domanda di beni rifugio. 

Storicamente il debito pubblico è stato spesso monetizzato: per questo un aumento dell’indebitamento si accompagna alla preoccupazione di un’imminente crescita dell’inflazione. C’è poi da dire che il governo potrebbe non essere in grado di far fronte al pagamento del debito. Di conseguenza, potrebbe decidere di tagliare le spese o aumentare le tasse, ostacolando in questo modo la crescita economica.

Un esempio concreto dello scenario appena descritto e del suo impatto sull’oro risale agli anni 2000, quando l'allora presidente Bush creò un doppio deficit e peggiorò drasticamente la situazione fiscale del Paese. La fiducia degli investitori verso il dollaro venne meno e il rally del metallo giallo si innescò di conseguenza, confermando la sua funzione di bene rifugio nei momenti di crisi fiscali. 

Il comportamento dell’oro in una situazione di indebitamento deve essere ovviamente inquadrato in un contesto più ampio, fatto di politica monetaria, livello dell’inflazione, tassi d’interesse, clima geopolitico e altri fattori che rendono impossibile definire una regola generale.

 

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