Se un tempo la liquidità nei conti correnti era una fonte primaria di raccolta per gli istituti di credito italiani, in regime di tassi negativi di mercato le grandi giacenze finiscono per rappresentare un costo da tagliare.

La first mover è stata Fineco, annunciando di voler chiudere i conti correnti che hanno una giacenza superiore ai 100mila euro, senza alcuna forma di investimento o finanziamento. La banca nei giorni scorsi ha inviato ai correntisti una «Proposta di modifica unilaterale di contratto».

Perché lo ha fatto?

In primis per le banche la liquidità è un costo: a febbraio il volume dei depositi bancari degli italiani ha raggiunto il record di 1.746 miliardi di euro, +200mld YoY, pari al 10,2% (dati Abi).

Secondo, la Banca Centrale Europea ha agito per portare i tassi di interesse in negativo al fine di incentivare la circolazione del denaro verso l’economia reale e i prestiti, per stimolare la crescita economica.

Terzo, le banche pagano circa lo 0,5% di tasso di interesse sulle giacenze. Ciò comporta far fronte ad un aumento dei costi di gestione della liquidità stimato in 24,5 euro trimestrali - su quel volume di deposito - rispetto al 2019 (fonte: Money.it).

Quarto, vi sono anche questioni di “arbitraggio”; in effetti, la legge italiana non consentendo tassi negativi sui depositi permette ai grandi investitori di speculare fuori dal territorio italiano per poi spostare la liquidità nel Bel Paese senza costi; per di più molti cittadini europei, soprattutto tedeschi, muovono i depositi proprio in Italia grazie al diverso regime.

Si potrebbe poi constatare che patrimoni dormienti rallentino la ripresa economica, premettendo (ed è una premessa dovuta) che il risparmio è un diritto sacrosanto e la spesa stessa viene altresì frenata dalla situazione che la pandemia ha creato, tra lockdown ed incertezza crescente. Un contesto difficile che ha toccato tutta l’eurozona, ma con importanti differenze tra i paesi, dovute essenzialmente ai diversi regimi e sistemi bancari.

A ciò si aggiunge un aspetto fondamentale (da noi più volte proposto negli articoli delle scorse settimane) relativo all’inflazione: se da un lato è di difficile determinazione quando e per quanto tempo interesserà l’economia, è oramai assodato che questo fenomeno prima o poi arriverà. E l’inflazione eroderà grandi fette di questi capitali dormienti.

 

Le altre banche italiane, tra azioni speculari, temporeggiamenti e no-comment

Unicredit, Bper e le nuove fee sui conti dei consumatori

Tra le grandi banche italiane, Unicredit ha introdotto una commissione sulla liquidità dello 0,5% sulle giacenze superiori a 100 mila euro (definita «Excess Liquidity Fee»), ma soltanto sui conti intestati ad aziende e partite Iva, e quindi extra-retail.

Bper dal 5 febbraio ha introdotto sulle nuove aperture di conto corrente la commissione di liquidità rilevante (cosiddetta Clr), ma solo per i rapporti intestati a clienti non consumatori e con giacenza superiore a 100 mila euro. Contestualmente all’applicazione della commissione sui rapporti di nuova accensione, Bper Banca ha avviato, con l’obiettivo di contenere i costi, anche un’iniziativa di rinegoziazione delle condizioni nei confronti di clienti non consumatori che hanno la necessità di mantenere importanti giacenze sui conti correnti.

Bnl addebiterà 1.000 euro alle giacenze medie trimestrali superiori a 1 milione di euro (per un massimo di 4mila euro all’anno, ogni milione di euro) e solo ai clienti corporate, dunque alle aziende. Per esempio, nello scaglione trimestrale fino a 1 milione di euro si pagano 50 euro per ogni unità di giacenza pari a 100mila euro eccedente la franchigia di 100mila euro: quindi se si hanno 200mila euro si pagano 50 euro, se si hanno 300mila euro si pagano 100 euro e così via.

Banco Bpm, Intesa Sanpaolo, Mps

Tra le banche che potrebbero introdurre un disincentivo c’è Banco Bpm, che sta valutando la possibilità di applicare “commissioni proporzionate alle giacenze” sui conti delle imprese

Intesa Sanpaolo ha introdotto, dal 1° ottobre scorso, «la facoltà di un onere pari allo 0,033% delle giacenze di conto, applicato come “commissione” richiesta ai clienti nella misura di 33 euro per ogni multiplo di 100 mila euro depositati. L’istituto tiene a sottolineare che la nuova voce di costo “è applicabile solo alle imprese che non ricadano nella definizione di Microimpresa” come da decreto 11/2010, e che per introdurla necessita di “esplicito consenso del cliente”».

Ed Mps? Contattati dal Corriere della Sera hanno glissato con un secco “no comment”.

 

I conti retail

N26 ha scelto l’applicazione di una commissione di 0,50% all’anno per depositi superiori ai 50mila euro.

Diverso l’approccio di altri istituti di credito.

Tornando ad Unicredit, per i privati il nuovo contratto prevede che all’interno del canone siano compresi tutti i costi, anche se in concreto si vuole incentivare le forma di investimento e «ai clienti, retail e imprese, la banca offrirà soluzioni alternative ai depositi come ad esempio investimenti in fondi di mercato monetario senza commissioni e obiettivi di performance in territorio positivo» (fonte: Unicredit).

Banco Bpm propone ai clienti con liquidità sul conto corrente “soluzioni di investimento ad accumulo” su servizi di risparmio gestito.

Unicredit “spinge” i clienti verso fondi monetari senza commissioni.

Deutsche Bank ha lanciato la campagna “Investi con noi” con cui chiede alla clientela di spostare i soldi dal conto corrente ai pronti contro termine, ai depositi a risparmio o sui certificati di deposito.

Credem propone alla clientela retail una “consulenza proattiva” anche questa con lo scopo di spostare masse di risparmi dai conti a servizi meno onerosi per la banca e più di valore per il cliente stesso.

 

Le banche tedesche e i tassi di interesse negativi sui clienti

Dalla fine del 2019 alcune banche tedesche hanno cominciato a imporre tassi di interesse negativi sui conti correnti di clienti anche privati, che avevano giacenze sopra una certa soglia. La banca berlinese Volksbank, la seconda più grande banca cooperativa tedesca, ha iniziato ad applicare un tasso del -0,5% su depositi superiori a 100.000 euro.

La banca belga Ing applica un tasso di interesse dello 0,5%, ma sui conti correnti con oltre 2 milioni di euro. In Belgio era stata Kbc a introdurre il tasso negativo sui grandi clienti corporate, come ha riportato il giornale economico locale L’Echo. Misure, come accennato, non applicabili nel sistema bancario italiano (Fonte: Corriere – L’Economia).

 

Altre ragioni per non detenere troppa liquidità

Ancora il Corriere suggerisce altre motivazioni per non accumulare troppe risorse nei conti nostrani:

  • Va ricordato che il Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fidt) garantisce i depositi soltanto fino a un massimo di 100mila euro. Nel 2016 sono infatti entrate in vigore le nuove norme europee sul cosiddetto "bail in" che impongono di gestire le crisi degli istituti di credito utilizzando risorse private evitando che il costo dei salvataggi gravi sui contribuenti e sul deficit. Ciò implica che dopo azionisti ed obbligazionisti, in caso di fallimento possono essere aggrediti i conti correnti superiori ai 100.000 euro.
  • Conti con meno di 5.000 € sono esenti da bollo, permettendo un ulteriore risparmio (la tassa è di circa 34 € annuali).
  • Altra ragione, al momento ipotetica, è una tassa patrimoniale sui depositi che lo Stato potrebbe imporre per far fronte ad un debito pubblico sempre più alto, anche in coincidenza della crisi pandemica.

 

Se un tempo detenere liquidità nel conto corrente consentiva profitti o perlomeno non avere un “carry” negativo, oggi questo vantaggio rispetto a metalli preziosi come l’oro perde di senso, aumentando i benefici dell'acquisto di oro fisico.